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I videogiochi fanno bene alla didattica (se usati con intelligenza)

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I videogiochi vengono spesso demonizzati, a volte anche a ragione. A fare male, però, è soprattutto il loro eccesso. Se usati bene, invece, posso aiutare i ragazzi a crescere, sviluppando capacità cognitive ed emotive. E possono anche trasformarsi in efficaci strumenti didattici.

Non tutti i videogiochi sono “cattivi”

Si parla spesso dei videogiochi in accezione negativa, in chiave di dipendenza, finendo per demonizzarli e per identificarli come uno dei maggiori problemi delle nuove generazioni. C’è sicuramente un fondo di verità, perché spesso i ragazzi dedicato alle console di vario tipo un tempo eccessivo, finendo per isolarsi dal mondo, compromettendo studio, relazioni, attività sportive e molto altro.

Esiste, però, anche un’altra faccia della medaglia, quella che permette di vedere nei videogame solo la più contemporanea forma di un’attività antica: il gioco. Sono “giocattoli”, e come tali hanno potenzialità enormi per lo sviluppo intellettivo dei ragazzi. Tanto da poter essere usati anche a scuola, come supporto per la didattica. Il segreto, quindi, è sempre nell’equilibrio.

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I benefici dei videogiochi

Negli anni, si sono stratificati diversi studi che hanno contribuito a dimostrare quanto l’uso dei videogiochi aiuti gli adolescenti e i giovani nell’accrescimento delle loro capacità di immaginazione, di riflessione, di apprendimento. Questo accade soprattutto con i giochi di ruolo, con una trama, in cui viene richiesto di muoversi nello spazio e nel tempo, incarnando un personaggio specifico. I ragazzi si trovano così calati in un mondo completamente nuovo, nel quale devono prendere decisioni rapide, fare scelte strategiche, reagire velocemente agli stimoli. Il risultato? Uno sviluppo notevole delle capacità di problem solving e di quelle di ricezione delle informazioni.

In generale, i videogiochi sono in grado si allenare il cervello con stimoli positivi, tenendolo attivo e in forma. Se usati in dosi non eccessive, aiutano le abilità relazionali invece che inibirle, accrescono invece che depotenziare.

Videogiochi e didattica, quando la console entra in classe

Le competenze che i videogiochi aiutano a sviluppare sono utili nella vita quotidiana e quindi anche a scuola. Ecco perché possono trasformarsi in strumenti didattici. In particolare, l’uso dei videogames in classe permette di agire lungo due direttrici. Da una parte, possono rendere più dinamiche e creative le lezioni, stimolando l’attenzione e il coinvolgimento. Questo si traduce in una maggiore facilità di apprendimento delle nozioni da parte degli alunni e anche in una minore fatica per l’insegnante. Dall’altra, consentono di incidere positivamente su un’ampia gamma di abilità e caratteristiche che non possono essere ricondotte ad un libro di testo ma che, allo stesso tempo, sono uno degli obiettivi fondamentali a cui l’istruzione deve puntare. È il caso del problem solving, del lavoro di gruppo, della visione strategica, della creazione di connessioni tra elementi distanti, del pensiero alternativo.

Francesco Rossi
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Francesco Rossi

Romano di periferia, ma con un pezzo di cuore umbro (Norcia). Professionalmente nasco giornalista, con un’inspiegabile laurea in giurisprudenza. Prima carta stampata, poi radio, poi attività di ufficio stampa nel settore bancario e assicurativo. Poi il web, finalmente. E con lui il copywriting, il brand journalism e la SEO. Oggi sono un consulente per aziende, PMI e liberi professionisti. Mi occupo di ideare e implementare strategie di digital content management, con un focus specifico sul brand journalism e il SEO copywriting. Collaboro con diverse agenzie di digital marketing e lavoro per importanti realtà nazionali e internazionali di cui curo il posizionamento sui motori di ricerca.

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