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Millennials e smartphone, Samsung fotografa un allarme dipendenza

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Ragazzi con smartphone

Trend Radar, uno studio firmato Samsung, ha analizzato il rapporto che unisce i giovani under 35 al loro smartphone. Un legame quasi morboso, che rende il cellulare molto più di un semplice device tecnologico. È un pezzo di vita, una prosecuzione della propria personalità. Dimenticarlo a casa mette ansia, acquistarne uno nuovo è una scelta che richiede estrema attenzione.

Che rapporto c’è tra un millennial e il suo smartphone? Se lo è chiesto anche Samsung e la risposta è racchiusa in Trend Radar, lo studio che il colosso asiatico ha dedicato al tema. Una ricerca basata sull’analisi delle opinioni espresse sul web da un campione di 1500 giovani tra i 20 e i 35 anni. I risultati fanno riflettere, perché delineano i contorni di quella che appare come una vera e propria dipendenza.

Il rapporto tra i giovani e lo smartphone

“Non mi stacco mai”. Un’ammissione schietta e sincera, che appartiene all’88% dei giovani interessati dalla ricerca. Lo specchio evidente del legame d’acciaio che li unisce al loro smartphone, definito addirittura un compagno di vita insostituibile (83%). Una forma di dipendenza, secondo gli esperti. Tanto è vero che dimenticare il telefonino a casa crea stati di ansia.

D’altra parte, sullo schermo touch ogni ragazzo passa molte ore, ma quasi mai per telefonare. L’attività preferita, infatti, è la condivisione di foto e video sui social (82%). Perché la funzione principale di questi apparecchi è proprio quella di mantenere i contatti con il resto del mondo (92%).

Questione di stile e personalità

I dati più interessanti che emergono da Trend Radar, però, sono quelli che legano lo smartphone alla personalità di chi lo possiede. Dimmi che telefonino usi e ti dirò chi sei. Ecco perché bisogna curarne ogni dettaglio: custodia, suoneria, salvaschermo, posizione delle icone. Nulla può essere lasciato al caso. È un elemento di stile che fa parte dell’outfit, o almeno così la pensa il 71% dei giovani.

La fusione tra identità e smartphone è talmente forte da influenzare addirittura il giudizio che si ha degli altri (33%), soprattutto se si tratta di un primo incontro. E non serve neanche approfondire troppo: bastano modello e marca per farsi un’idea.

Alla luce di tutto questo, appare evidente che la scelta di un nuovo smartphone rappresenti un momento cruciale per ogni millennial. Le caratteristiche più importanti su cui soffermarsi sono: dimensioni e spessore dello schermo (33%), prezzo (28%) e marca (23%). La vera differenza, però, la fanno le dotazioni tecnologiche, su cui si concentra il 45% dei giovani. In particolare, il nuovo acquisto deve fare foto e video di alta qualità (48%). Immortalare cibo, paesaggi, animali e look, infatti, sarà il suo impegno principale.

Dipendenza da smartphone, il ruolo dei genitori e della scuola

Se si trattasse solo di una nuova moda in voga tra i giovani, nessun problema. I numeri dello studio Samsung, però, fotografano una situazione ben più preoccupante. Una generazione di ragazzi perennemente chini sul loro smartphone. L’anticamera di una possibile dipendenza, che ha un nome preciso: alert addiction (ovvero abuso tecnologico). Le conseguenze sono profonde, sia sul piano fisico che relazionale: stanchezza, calo del rendimento a scuola, cambiamento delle abitudini quotidiane, allontanamento dagli amici, irascibilità, ribellione.

Le contromisure vanno prese il prima possibile, appena si scorgono le avvisaglie del problema. E ad essere chiamati in causa sono coloro che ricoprono un ruolo educativo nella vita dei ragazzi, cioè genitori e insegnati. Famiglia e scuola devono agire insieme, per costruire e ricostruire il benessere dei giovani, aiutandoli a ricollocare il cellulare e gli altri dispositivi simili al posto che gli compete, cioè quello di strumenti utilissimi ma non centro dell’attenzione.

Per approfondire l’argomento: Digital Parenting

Francesco Rossi
WRITTEN BY

Francesco Rossi

Romano di periferia, ma con un pezzo di cuore umbro (Norcia). Professionalmente nasco giornalista, con un’inspiegabile laurea in giurisprudenza. Prima carta stampata, poi radio, poi attività di ufficio stampa nel settore bancario e assicurativo. Poi il web, finalmente. E con lui il copywriting, il brand journalism e la SEO. Oggi sono un consulente per aziende, PMI e liberi professionisti. Mi occupo di ideare e implementare strategie di digital content management, con un focus specifico sul brand journalism e il SEO copywriting. Collaboro con diverse agenzie di digital marketing e lavoro per importanti realtà nazionali e internazionali di cui curo il posizionamento sui motori di ricerca.