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DaD: successo o fallimento

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Assistiamo ogni giorno a discussioni sulla didattica a distanza, spesso fatte anche da persone non esperte. I due blocchi, a favore e contro la DaD, sembrano essere su posizioni inconciliabili. Le argomentazioni sono quasi sempre le stesse, da ambo le parti. A parte la banale considerazione sulla difficoltà di discutere su opinioni, se queste non sono supportate da una profonda conoscenza dei fatti, vorrei chiarire alcuni aspetti, pur senza voler dare una risposta definitiva. 

La DaD non nasce di certo ora. Sotto forme differenti esiste già da un paio di decenni almeno. Comprendendo alcune vecchie esperienze di didattica a distanza fatte senza strumenti tecnologici, si può considerare addirittura ancora antecedente. 

Gli strumenti tecnologici per la realizzazione di DaD sono vari per funzionalità e difficoltà di utilizzo ed implementazione, basti pensare alle profonde differenze tra i “vecchi” LMS (moodle, docebo, …), i successivi Edmodo o Fidenia, fino ad arrivare ai Google Classroom o Weschool. Questi ultimi, con più o meno funzionalità, hanno raggiunto una ragguardevole semplicità di utilizzo (sempre in funzione di quello che si desidera fare). 

In una fase di emergenza come quella attuale, è difficile pensare ad una rapida implementazione di sistemi complessi e alla portata solo di pochi. Per questo la maggior parte degli istituti scolastici si è affidata alle più recenti e semplici soluzioni, peraltro comunque piuttosto complete come funzioni.

Le difficoltà sono state tante. Da animatore digitale ho dovuto predisporre materiali di studio (videolezioni, tutorial) per i colleghi non pronti all’uso di questi strumenti. Ho fatto consulenza, quasi 24h/24h, per telefono, mail, creando tutorial su ogni nuovo aspetto e criticità mi venisse segnalata. Il tutto in un istituto in cui molti colleghi si sono schierati spesso contro l’uso delle tecnologie nella didattica, con motivazioni a volte ideologiche e cariche di pregiudizi. È stato un fallimento? Si può considerare un fallimento il fatto che le lezioni siano di fatto andate avanti, nonostante le evidenti difficoltà? Si può considerare un fallimento il fatto che siano stati raggiunti tutti gli alunni, con i mezzi anche diversi? Si può continuare a considerare un fallimento un sistema di didattica fatto partire in tutta fretta, senza alcuna possibilità di prendersi i tempi necessari?

Questo non vuol dire che non ci siano punti critici. Vuol solo dire che la tanto vituperata (vecchia, frustrata e incapace?) classe docente italiana ha dato una fortissima dimostrazione di capacità di adattamento, affrontando un problema difficilissimo (ancor più per la volontà ideologica di evitare l’uso delle tecnologie che ci ha rallentati per anni) con un successo che, non potendo essere pieno, è sicuramente accettabile.

E le critiche? 

La DaD non raggiunge tutti gli studenti.

A parte il fatto che ci dimentichiamo facilmente degli studenti che non frequentano neanche nella didattica tradizionale o che stanno in classe con occhi aperti e sognanti, certamente ci sono casi di studenti non raggiunti. Non voglio commentare aspetti politici. Pongo una domanda: alternative? In una situazione senza alternative, ha senso discutere e criticare? Pensiamo a quando saremo fuori emergenza. Allora avrà senso. Se non risolveremo questo problema, la DaD potrà diventare un insuccesso. Ora no.

Non possiamo, durante le lezioni on line sincrone, controllare tutti gli studenti.

Certo, il colpo d’occhio con cui si riesce a guardare praticamente tutti in classe è difficilmente replicabile, anche se parzialmente riprodotto da alcune estensioni di Google Chrome per Meet (tipo Grid Meet View), ma trascuriamo un aspetto fondamentale: in modalità a distanza i nostri alunni non hanno vicini di banco con cui distrarsi. Certamente chi cerca distrazione la trova. Questo vale anche in classe. Devo ammettere di aver sorriso e risposto ironicamente ad un collega che chiedeva di poter vedere contemporaneamente la lavagna virtuale su cui stava scrivendo e i volti degli alunni connessi: ti serve un paio di specchietti retrovisori, ho risposto. Già, perché anche in classe… 

La valutazione.

La valutazione merita un discorso (e anche un corso) a parte. Troppo complessa da affrontare qui. Non fuggo dal problema. Semplicemente credo che, trattando la DaD come se fosse un clone a distanza della didattica in presenza, commettiamo un errore grossolano. Dobbiamo studiare la valutazione per la DaD, non cercando di riflettere su di essa le problematiche della valutazione in presenza, ma trovando soluzioni adeguate ad una modalità totalmente differente di fare didattica. Ho delle soluzioni pronte? Per ora no. Per iniziare, potremmo cercarle da quei paesi che fanno DaD da più tempo per poi calarle nella nostra realtà (cosa non sempre fatta da chi importa senza adattamenti metodologie dall’estero). Mi sto attrezzando. Attrezziamoci.

Sinceramente, credo che le difficoltà ci siano, ma forse le cerchiamo con una tale insistenza da mostrare troppa avversione alla DaD. Ciononostante siamo partiti compatti. È un insuccesso?

Ci sarebbe altro da dire, ma penso sia chiaro, alla fine, il mio pensiero. Dobbiamo migliorare, che ci serva o meno nell’immediato futuro. Migliorare, non criticare solamente.

Sergio De Nisi
WRITTEN BY

Sergio De Nisi

Docente di matematica e fisica nella scuola secondaria superiore. Ingegnere e dottore di ricerca, con esperienza di docenza anche a livello universitario. Appassionato e studioso dell'uso didattico delle tecnologie. Progetta e realizza corsi in presenza e online per docenti di scuola. Socio IEEE. Interessato alla comunicazione scientifica, autore di alcune pubblicazioni internazionali.

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